Delitto di Bellante, è polemica. La difesa: «Il gip dovrebbe astenersi». I legali della vittima: «Aveva già minacciato di spararle»

TERAMO – Deciderà nelle prossime ore il gip di Teramo, Giovanni de Rensis, se imporre o meno il carcere a Mario Ciabattoni, l’ex idraulico 73enne di Bellante che lunedì ha ucciso con una fucilata l’inquilina del piano di sopra, la 49enne dominicana Felicia Mateo. Dopo l’interrogatorio di garanza di questa mattina a Castrogno, infatti, sta valutando la richiesta avanzata dalla difesa dell’indagato, rappresentata dall’avvocato Cataldo Mariano, di concedere invece gli arresti domiciliari per l’insussistenza di motivi gravi che impongano la detenzione in penitenziario. Di diverso avviso è il pubblico ministero che conduce l’inchiesta, Davide Rosati, che stamattina ha contestato ufficialmente a Ciabattoni l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili.

«Il gip avrebbe dovrebbe astenersi dal giudicare». Ecco allora che a margine dell’indagine, già nelle battute iniziali di un processo delicato, anche se dall’esito quasi scontato vista la quasi flagranza e poi la confessione dell’omicida, divampa la polemica tra la difesa e il giudice terzo: de Rensis, come fa notare l’avvocato Cataldo Mariano, è lo stesso gip che ha dapprima emesso e poi sostituito il provvedimento cautelare nei confronti della vittima, accusata di stalking nei confronti del suo assassino, al culmine di oltre sette anni di cattivo vicinato, con vessazioni e dispetti che hanno fatto accumulare denunce e denunce presso i carabihnieri e portato all’esasperazione il pensionato cacciatore. «Non stiamo parlando di giudice ‘incompetente’ secondo quanto stabilito dall’articolo 34 del codice di procedura penale che regola le incompatibilità – spiega Mariano – ma di quanto sostiene invece l’articolo 36 quando parla di "gravi ragioni di convenienza" che impongono a un giudice l’astensione: non lo sono il fatto che di questa vicenda il gip de Rensis è quello che ha adottato la misura cautelare nei confronti della povera Felicia Mateo e che poi l’ha sostituita con altro provvedimento? Io credo d sì e sono convinto adesso che questo gip confermerà la misura cautelare in carcere per il mio assistito proprio per questi motivi, per non potersi sconfessare rispetto alle azioni giuridiche adottate». Secondo la difesa dell’indagato l’omicidio poteva essere evitato e nella direzione della prevenzione di gravi conseguenze che il pm del caso stalking, Irene scordamaglia, si era opposto con attomotivato alla sostituzione del provvedimento di allontanamento dalla casa con quello dell’obbligo di firma.

Ciabattoni è pentito. Mario Ciabattoni ha confermato al gip quello che aveva già dichiarato al pm qualche ora dopo il delitto. «Sono pentito di quello che ho fatto – ha detto nell’interrogatorio di oggi -. Ma quando lho sentita rientrare, in attesa di dover tornare dai carabinieri per la denuncia, c’è stato un algtro alterco e mi è tornato in mente di litigio in caserma e quello che mi ha detto: Quando mi ha offeso ancora non ci ho visto più e ho preso il fucile». Ciabattoni ha anche chiesto delle due figlie dell’uomo e ha ribadito che mai con loro o con il marito o con un altro compagno della donna lui aveva mai questionato.

La difesa: no alla premeditazione. La difesa si oppone alla contestazione della premeditazione. E’ stato un delitto d’impeto, sostiene Cataldo Mariano, commesso per via dello stress provocato dall’atteggiamento della donna e dalla più recente discussione in caserma. Il legale ha chiesto i domiciliari, soprattutto perchè il pm ha indicato sussistente un solo rischio, quello della recidiva: «Ciabattoni non è un serial killer – dice il suo avvocato -, non ha precedenti con la giustizia, abbiamo indicato la casa della figlia come sede di detenzione che può costituire elemento di sicurezza per il resto della comunità».

I legali dei parenti della donna uccisa: «Inaccettabile che l’omicida assuma il ruolo della vittima» Sulla vicendo hanno preso posizione oggi i legali dei familiari della vittima, Rosa Franca Lucanto Borzino (per le figlie) ed Gisella Di Pietro (per il coniuge. "L’immagine che in questi giorni e’ affiorata di Felicia Mateo – hanno dichiarato – di persona che quasi si e’ cercata e meritata la morte violenta, non corrisponde alla realta’, come potra’ compiutamente emergere in sede giudiziaria, l’unica adibita a legittimare tali giudizi. Cosi’ come potra’ essere accertato l’apporto che lo stesso Mario Ciabattoni ha fornito nel corso del tempo all’inasprimento dei rapporti tra le parti che, e non puo’ essere negato, erano assai difficili".  La famiglia non ritiene accettabile che l’omicida possa assumere il ruolo di vittima, quasi giustificato per il gesto compiuto, sulla base della dichiarata esasperazione per i comportamenti che addebita alla vicina di casa. Ora si scopre che tra le parti, che nel corso degli anni hanno reciprocamente depositato querele, pende gia’ un procedimento penale dinanzi al giudice di Pace di Campli in cui Ciabattoni – fanno sapere gli avvocati della famiglia della dominicana uccisa – e’ imputato, tra l’altro, per aver minacciato la stessa donna di spararle. Affermazione della donna ribadita al gip di Teramo, il 22 maggio scorso, nell’ambito della vicenda dello stalking. "Felicia Mateo, a dimostrazione che voleva in tutti i modi evitare ulteriori discussioni e diatribe, aveva intrapreso spontaneamente un percorso di riabilitazione per i problemi di alcolismo che non ha mai negato di avere, con esito positivo riscontrato anche dai carabinieri di Bellante, presso cui si recava tre volte al giorno in adempimento dell’obbligo di firma prescritto dal gip di Teramo – dicono i legali -. Di certo, se davvero Felicia Mateo era una persona cosi’ fastidiosa ed esasperante, bisognerebbe anche verificare come mai nel corso degli anni non ha ricevuto denunce da altri condomini, oltre a Ciabattoni. La famiglia chiede solo giustizia".